Ho bisogno di certezze.
Sono sempre alla ricerca di certezze.
Quelle certezze che si nascondono nel cervello, di default.
Certezze che credo non avere e poi scopro in un cassetto delle posate.
Sì, in un cassetto delle posate.
Quel meraviglioso cassetto mi dà sicurezza.
Sono a casa, afferro una tovaglia.
Svolazza sul tavolo e poi si poggia con naturalezza.
Mi volto e il cassetto è lì a confortarmi con la sua presenza; so che allungando la mano c’è ed è pronto ad offrire tutto quello che ha dentro.
Certezza che scompare in casa d’altri.
Provando ad apparecchiare in quella che era la mia casa, la casa dei miei genitori ora, vengo colta da un senso di spaesamento.
Labirintite forse.
Girovago alla ricerca di
bicchieri e forchette che poi mia madre puntualmente trova in un decimo del tempo usato da me.
Perché lei lì ha le sue di certezze.
E se vedo una coppia in aeroporto, lei con una valigia rossa e lui con una valigia blu grande due volte quella rossa, ho delle certezze.
Certezze di default.
So bene che si sono invertiti le valigie.
Un uomo non ha bisogno di tanta roba durante un solo viaggio.
E so bene che lui in quel momento la ama.
Non porterebbe mai il peso di un altro se non fosse così.
Oggi sono felice.
Ho le mie certezze di default.