Un paio di occhiali

Avevo un paio di occhiali.
Viola, in celluloide e due lenti quasi sottili.
Il mio primo paio di occhiali.
Costarono un occhio, anzi due, in tutti i sensi.
Avevo 12 anni.
E a 12 anni mi consideravo una ragazza diversa. Sapevo di essere più ricca degli altri nonostante non avessi una cosa che possedevano (quasi) tutti: la stupidità.
Poi gli occhiali.
Ci ho visto meglio.
Sopratutto da lontano, cosa che prima mi riusciva difficile e male.

In quegli anni facevo ancora un gioco, più un rito in verità, che avevo inventato quando ancora non avevo memoria a lungo termine.
Il rito era questo:
Prima di addormentarmi la sera inventavo una parola che finiva con la lettera Z, così a conclusione della mia giornata c’era la firma dell’ultima lettera dell’unico alfabeto che allora conoscevo. La mattina stessa cosa, con la differenza che la parola doveva cominciare con la A (come ognuno di voi saprà) prima lettera dell’alfabeto.
Se devo dirvi il motivo per cui facevo questa sciocchezza passiamo oltre perché semplicemente non lo so.
Fatto sta che questo rito scomparve dopo aver messo gli occhiali.
I primi tempi ero presa a lustrarli al mattino e alla sera, a poggiarli sul comodino accanto al letto prima del sonno, ad afferrarli con attenzione al risveglio per non lasciare le ditate sulle lenti.
Così dimenticai il mio rito.
Fino a questa mattina.

Questa mattina mi sono svegliata.
Ho ritrovato gli occhiali dietro il cuscino
Ormai sono anni che
dimentico di toglierli prima di addormentarmi.
Li ho afferrati in un punto qualsiasi e li ho messi sul naso.
Ora che sto scrivendo mi rendo conto che ho un’impronta di indice proprio centrata sulla pupilla.
Insomma, metto gli occhiali in un tempo decisamente inferiore a quello che ci sto mettendo per descrivere quanto poco tempo in realtà mi ci è voluto, faccio la pipì con la solita pressione da idrante in un film di pompieri sexy americani e poi vado a lavare le mani.
Lavo le mani e lavo pure la faccia.
Lavo la faccia con tutti gli occhiali.
Capita sempre più spesso.
E questa mattina con la sorpresa di non essere sorpresa a lavarmi la faccia con gli occhiali m’è tornato in mente il mio rito da ragazzina.
Sarà stata l’acqua fredda.

La mia vita è un paio d’occhiali.
Necessaria ma troppo spesso dimenticata sul naso.

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