I festeggiamenti mi spaventano sempre un po’.
In particolare quelli di famiglia.
Mi spaventa il fatto di dover essere presentabile, di dover eliminare dolorosamente ogni pelo superfluo,dover indossare abiti che sono comodi come un cactus nelle mutande e dover mettere delle scarpe che abbiano un minimo di parvenza femminile.
Leggasi tacchi.
I tacchi non li metto da quando non avevo l’età per metterli.
Infatti intorno ai 15 anni mi è stato concesso di capire che la PRESSIONE è il rapporto tra la forza e la superficie, motivo per cui le scarpe alte rendono questo rapporto, almeno per me e il suolo sotto di me, svantaggioso.
Fatto sta che ieri ho metto anche quelli.
Un abitino carino.
E una di quelle mutande contenitive nello stile Bridget Jones.
Mi voglio male ne sono consapevole.
E’ filato tutto liscio fino a quando la mia vescica ha deciso che tra l’antipasto e il primo dovevo fare pipì.
Così decido di andare in bagno.
I bagni dei ristoranti solitamente sono un desolante spettacolo post-apocalittico, ma non questo.
Entro e realizzo di
avere la mutanda assassina-contenitiva.
Mi contorco, trattengo il respiro, rischio una sincope ma mi libero.
L’unico problema è fare la pipì.
Come tutti sanno, per una donna sfiorare un cesso che non sia quello di casa comporta gravi conseguenze, in alcuni casi la morte.
Dunque con fare circense assumo una posa funambolica e provo a centrare il buco.
Ma le mutande mi stringono le ginocchia, i tacchi mi sbilanciano in avanti, i capelli stanno per sfiorare il suolo (e potrei prendere la peste), lo scarico del wc parte grazie ad un sensore che è attivato dal mio culo che dovrebbe essere poggiato sulla tavoletta invece è su in aria, la luce si spegne perché anche questa ha un maledettissimo sensore e mi ritrovo a salutare con un braccio nel vuoto sperando che svaniscano le tenebre intonando “…porta in alto la mano, sono il tuo capitano…”
“Luce fu”
Alla fine me la sono tenuta.
Ma lavarsi le mani non è stato semplice, grazie al sensore del lavandino e quello per la carta delle mani ho rischiato di mandare all’aceto anni e anni di amore per la tecnologia.
Arìdateme la turca.