Il cancello si apre.
Lui trascina il suo zainetto verde verso di me.
Mi rassicura
-Ho fatto il bravo oggi e non ho picchiato nessuno-
Questo bollettino di guerra mi fa sperare di non avere un figlio futuro serial killer.
-Oltre non aver picchiato i bambini hai fatto altro?-
Mi guarda con lo stesso sguardo che utilizzo io per fulminare mio marito quando vuol lasciare intendere che io a casa me la gratto.
-Ovviamente mamma. Se proprio vuoi saperlo stiamo facendo il biglietto per la festa del papà. Mi piace la festa del papà, è un buon motivo per essere felici-
La saggezza di questo tipo continua a farmi rabbrividire, credo che non mi abituerò mai a queste semplici considerazioni.
– Sai mamma, nel biglietto c’è anche una poesia e la sto imparando a memoria. Oggi l’abbiamo detta in classe ad alta voce tutti insieme. Ma c’è un pezzo che mi timido di dire–
Lo assicuro al sedile posteriore dell’auto e lui fa quella pausa che oramai gli viene naturale, tra la chiusura della sua porta e il click della mia cintura di sicurezza.
Poi continua.
– Dice così: e ti dono questo biglietto come segno del mio affetto–
Ferma allo stop lo guardo dallo specchietto.
-Sai mamma, è una cosa piuttosto importante da dire per questo io mi timido–